Papa Giovanni Paolo I
Humilitas
Il centenario dalla nascita di Albino Luciani
17.10.1912 - 17.10.2012
Il Profeta dell'Umilta'
Frank Zammit intervista Don Diego Lorenzi
Intervista
Don Lorenzi, come ha scoperto la
sua vocazione?
Da quando ero bambino ho sentito
il desiderio di diventare sacerdote. Mi sono iscritto in un seminario minore in
età alquanto giovane.
Si ricorda qualche anedotto dai
tempi del seminario oppure dei primi anni del suo sacerdozio?
Sono stato fortunato d’essere
stato mandato in Inghilterra per fare i miei studi teologici tra il 1963 e il
1967. Ho dedicato i primi anni del mio sacerdozio all’ambito formativo. Dopo,
nel 1975, mi sono laureato all’Università di Padova.
Cosa si ricorda del suo primo
incontro con il Patriarca di Venezia, il Cardinale Albino Luciani?
Il mio primo incontro con lui
avvenne nel giugno del 1976 durante una conferenza diocesana. In quel periodo,
il Patriarca cercava un nuovo segretario particolare da un ordine religioso e non
dai suoi sacerdoti diocesani. Ad un certo punto, durante l’incontro, mi avvicinò
e mi chiese se fossi pronto ad intraprendere il ruolo del suo segretario
privato. Egli si era incontrato con il mio cappellano poco prima che mi facesse
quest’invito. Non avevo nessuna ragione per indugiare nel dargli una risposta
positiva.
Don Diego Lorenzi: Il Segretario Particolare di Papa Giovanni Paolo I
Come descrive la sua relazione di
lavoro con lui? Com’era l’agenda quotidiana del Patriarca a Venezia? E a Roma
come Papa?
Il mese dopo, nell’agosto del 1976
ho cominciato il mio servizio nella sua segretaria privata. Non ho condiviso
alcuna responsabilità nella gestione della Diocesi. Egli era esperto in tutti I
campi; Aveva già dei sacerdoti che si occupavano di tutte le tematiche
techniche. Non mi coinvolgeva in mansioni particolari. I miei doveri quotidiani
furono: concelebrare la messa con lui il mattino, pranzare con lui, organizzare
gli appuntamenti di coloro che volevano incontrarlo, ero il suo Cerimoniere
Liturgico e anche il suo autista quando usciva. Posso dire che ero il suo
compagno discreto.
A Roma, nel Vaticano, siamo
rimasti un solo mesi, equivalente al tempo che ci volle per aprire i nostri
bagagli, guardarci intorno e concentrare le nostre attenzioni sui compiti e i documenti
preparati nella Segreteria di Stato.
Il Patriarca Luciani con Don Ettore Fornezza
Com’erano i rapporti tra il
Patriarca e il suo clero? E col suo gregge a Venezia? Mentre lo serviva, ha mai
notato la virtù dell’umiltà nelle sue azioni? Può elaborare?
Andando indietro nel tempo, nei
suoi primi anni come Vice Rettore del Seminario di Belluno amava citare Sant’Agostino
ai suoi studenti. “Qual’è la virtù più importante? L’umiltà. E la
seconda grande virtù? L’umiltà. E la terza? Resta sempre l’umiltà!”
Il motto episcopale di Luciani era
‘Humilitas’ ovvero ‘Umiltà. Questo motto fu preso da una citazione di
Sant’Agostino. La parola umiltà proviene dalla parola latina ‘humus’ relatata
con la polvere della terra, qualcosa che si trova sotto i nostri piedi. Questo
motto venne usato anche dal vescovo di Ginevra in Svizzera San Francesco di
Sales i cui libri furono letti da Albino Luciani nei primi anni del suo
sacerdozio.
Non dobbiano neanche scordare
l’umiltà della Madre di Gesù, Maria, nel Magnificat: “perché ha guardato
l’umiltà della sua serva. D’ora in poi tutte le generazioni mi chiameranno
beata”. Questo era il suo carattere che ha continuato a sviluppare lungo il
corso della sua vita. Luciani non si è svegliato un bel giorno e ha
cominciato a sentirsi umile. Ha lavorato per questo scopo ogni giorno per
assomigliare a Gesù, controllando il suo temperamento, non reagendo, era buono
e metteva da parte il suo orgoglio.
Cristo ci ha detto alcune cose. Ma una di queste lezioni si manifestò
quando lavò i piedi agli apostoli. « Se io che sono il vostro
maestro faccio questo con voi, dovete fare la stessa cosa con gli altri. »
Finalmente perchè era umile accettò
l’incarico di Vigario Generali a Belluno, Vescovo di Vittorio Veneto, Patriarca
di Venezia e Vescovo di Roma.
Questo però non significava che
Luciani fosse un debole. Quando la verità cattolica era in pericolo, era sempre
fermo. Durante la campagna per il referendo sull’introduzione del divorzio in
Italia nel 1974, Luciani criticò pubblicamente un gruppo di quaranta sacerdoti liberali provenienti da Venezia che erano a favore della
legislazione sul divorzio. Alcuni di questi sacerdoti terminaro i contatti con
lui per questo fatto. Egli li capì lo stesso ma per lui la verità cattolica era
la verità cattolica. Non si poteva negoziare con un’altra cosa.
Un’ultima parola: Nella sua prima
conversazione col pubblico, nella prima Udienza Generale ha parlato d’umiltà. Il-mattino
di quel giorno, il 6 settembre 1976 ha citato il Patriarca Abramo che disse: “Sono
cenere difronte a te Signore....”
Furono pubblicate sul "Messagero di San Antonio"
Gli llustrissimi! Lettere scritte
a Gesù, Figaro il Barbiere, Pinocchio, Mark Twain, Charles Dickens..........Che
scopi voleva raggiungere il Cardinal Luciani con queste lettere?
In queste lettere si può notare la
capacità della penna di Albino Luciani. Scriveva questa prosa con aġilità giornalistica.
Originariamente questo libro fu scritto in forma epistolare a quelli
considerati come “I giganti del Passato” e furono pubblicate sul “Messagero di
Sant’Antonio’ tra il 1971 e il 1975. Queste lettere furono indirzzate ad alcuni
personaggi storici e mitici di ogni era della storia dell’umanità. Molti
critici sostengono che non era facile per uno scrittore scrivere queste lettere
di fantasia, ma Luciani ci è riuscito in un modo incredibile. Penso che il
Patriarca volvesse approfondire vari temi della Dottrina Sociale della Chiesa
in un modo inusuale.
Suor Lucia dos Santos
Nel luglio del 1977, quando il
Cardinale Luciani era in pellegrinagio a Coimbra, la Marchesa di Cadaval gli ha
orginazzato un incontro con Suor Lucia. Cosa ricorda di quell’incontro tra il
Patriarca e Suor Lucia? Com’era il Patriarca dopo quell’incontro?
Ci siamo fermati a Coimbra poco
prima del nostro ritorno a Venezia. Abbiamo celebrato la messa nel monastero
locale delle suore Carmelitane. Terminata la messa, è entrato e ha avuto una
lunga conversazione con Suor Lucia. Nessuno fu presente a quell’incontro tra
queste due personalità Poi durante il pranzo disse: “Suor Lucia è una
bellissima personalità che ha parlato molto durante il nostro incontro”.
Il conclave scelse Albino Luciani, il Papa del Sorriso
Potrebbe condividere con me alcuni
ricordi ed eventi dalla morte di Paolo VI fino alla sua elezione al trono di
Pietro?
Partimmo per Roma il 10 agosto e
fummo ospitati vicino a Piazza San Pietro nella casa degli Agostiniani. Il Patriarca
trascorse molto tempo lì fino al 25 agosto quando andò per partecipare al
Conclave. Il giorno prima del Conclave, durante la cena, l’Agostiano Padre
Prospero Grech portò una torta per augurare al Patriarca di Venezia per il Papato.
Il Patriarca sorrise a tutti quelli seduti con lui e disse: “Non credo di poter
esser eletto. E se questo accadesse esiste la possibilità che io possa
rifiutare”.
Eletto al quarto scrutinio
Foste scioccato dall’elezione di Luciani
al servizio Petrino? Qual’era la vostra logica?
Infatti quando il Cardinal Pericle
Felici annunziò dalla loggia centrale di San Pietro l’elezione al Papato del
Cardinal Luciano, fui uno dei pochi che non furono sorpresi di quello che era
appena accaduto.
Voglio essere chiaro con Lei : Dopo aver trascorso più di due anni con
lui, in una varietà di doveri quotidiani, questa era la mia impressione.
Indubbiamente la santità di quest’uomo doveva essere manifestata a tutta l’umanità
e non solo al mondo cattolico. Alle undici del mattino il giorno precedente gli
avevo predetto che fra ventiquattr’ore avrebbe già ricevuto il più alto numero
di voti.
Luciani mi rispose così : È difficile cercare di misurare la santità
in una persona. Mi disse anche che se i cardinali elettori lo avessero scelto
era pronto a rifiutare l’elezione.
La fumata bianca
Dov’era durante la fumata bianca? Come
ha incrontrato per la prima volta Papa Giovanni Paolo I?
Mi trovavo in Piazza San Pietro in
mezzo a quella grande folla. Fu eletto nel quarto scrutinio.
Questa decisione avrebbe stravolto la mia vita. Quella sera del 26 agosto
del 1978, per la prima volta entrai nel Vaticono con un incarico nuovo. Fin’allora
ero uno straniero in quel mondo e non sapeva quello che dovevo fare.
Entrai dal cancello della Congregazione per la Dottrina della Fede e fui
fermato quando raggiunsi la zona sigillata per via del Conclave. Lì incontrai
il Marchese Giulio Sacchetti, un italiano laico di sangue blu che a quel tempo era
governatore dello stato Vaticano e pertanto era l’uomo che teneva le chiavi del
Conclave. Sacchetti mi permise di entrare. Arrivai al Palazzo Appostolico dove
usai l’ascensore.
Appena uscito dall’ascensore fui facca a faccia coll’arcivescovo Ernesto
Civardi, che era il segretaro del conclave. Civardi scherzò con me: « Vi
rendete conto che potreste essere scomunicato ? » Gli risposi :
« Se questo accadesse il Papa mi farebbe entrare nella comunione dei santi
».
Le ribadisco. Non fu una sorpesa
per me. Fui portato verso la sala
grande dove il Papa era solo con il Segretario di Stato, il Cardinale francese Jean-Marie
Villot. Luciani si alzò in piedi e mi disse: “La tua previsione era esatta. Vai
e ci vediamo domani!”
Giovanni Paolo I con lo 'straniero'
Nei giorni dopo l’elezione ci fu
qualche incontro tra Papa Giovanni Paolo I e l’Arcivescovo di Cracovia il
Cardinale Karol Jozef Wojtyla?
Il Papa appena eletto incontrò
tutti i cardinali nei giorni dopo la sua elezione all’interno del Vaticano. Con
alcuni s’incontrò il giorno prima della messa per la sua installazione.
È vero che durante il suo
pontificato di tanto in tanto esprimesse con Lei il suo presentimento e quello
di Monsignor John Magee che il suo pontificato sarebbe stato breve e che
sarebbe stato sostituito da uno “straniero”?
Questo è quel che Monsignor Magee racconta
da 34 anni a questa parte. Non ho nessun altro commento da fare.
Papa Paolo VI firma l'enciclica Populorum Progressio
“È un diritto inalienabile
di nessun uomo quello di accumulare beni al di là dei suoi bisogni mentre altri
uomini muoiono di fame perchè non possiedono niente." Egli ha predicato
questo modo di pensare per più di quarant’anni e lo dichiarò anche come Papa
durante l’udienza generale due giorni prima della sua morte. Cosa pensa di
questo?
Uomini poveri ed altri ricchi: Il Papa
Giovanni Paolo I prese questa citazione dall’enciclica di Papa Paolo VI
'Popolorum Progressio." Siccome veniva da una famiglia molto povera e suo
padre dovette emigrare per molti anni in Svizzera come semplice operaio per
aiutare la sua famiglia, Papa Luciani capiva profondamente l’urgenza di
combattere la fame e di vincerla. Negli anni cinquanta aveva visitato i
sacerdoti incardinati nella sua diocesi che lavoravano nella missione del
Burundi in Africa centrale.
La famiglia Brown
“Quanti bambini nascono non
é importante. Quello che é importante é che i bambini che nascono abbiano le
stesse opportunità per una vita bella e sana. " Molti Cardinali
sostenevano la proibizione di Pio XII sulla sperimentazione genetica di
ogni tipo e condannarono Louise Brown – la prima bimba nata da inseminazione
artificiale. Alcuni di loro addirittura la etichettarono come “la figlia del
demonio”. Al contrario il Cardinal Luciani mandò i suoi auguri ai suoi
genitori. Il Cardinal Albino Luciani scrisse così: “Ho mandato le mie
congratulazioni di cuore ai suo genitori....” Tre settimana dopo la sua
elezione a Papa. Si ricorda di questo fatto? Potrebbe elaborare?
La mia risposta a questa domanda è
di presentarle un estratto di un’intervista che fece per telefono pubblicata il
1 agosto 1978. In quest’intervista il Cardinal Luciani non parlava come prelate
della Chiesa Cattolica ma come giornalista. "Da molte testate
giornalistiche arrivano auguri a questa coppia inglese per la loro bambina. Come
Dio che tanto ama la vita dell’uomo, Anch’io mando i miei auguri alla bambina. Per
quanto riguarda i genitori, non ho nessun diritto di condannarli;
soggettivamente se hanno agito con buone intenzioni, possono addirittura avera
grande merito davanti a Dio per la loro decisione e quello che hanno chiesto ai
dottori di fare per loro.
UN ESTRATTO DAL BOLLETTINO DIOCESANO DI VENEZIA
OTTOBRE-NOVEMBRE 1978
ATTI PATRIARCALI
(Pagine 351/352)
Il Cardinale Patriarca
LA FIGLIA INGLESE DELLA
PROVETTA
Intervista per
telefono <Prospettive nel mondo>
1.8.1978
D.- Qual’e’ la Sua opinione circa la bambina inglese nata in
laboratorio?
R.- Non m’e’ facile rispondere
alla Sua domanda cosi, a spron battuto, dal telefono della stanza d’ospedale,
in cui mi trovo, senza libri da poter consultare. E non e’ l’unica difficolta’.
Ho, infatti, letto sinora soltanto qualche resoconto di giornale sulla “figlia
inglese della provetta”; per proninciarmi oltre i giornali, avrei bisogno di
conoscere i dati scientifici stesi dai due medici protagonist. Non solo: in
questo momento io non sto parlando come vescovo, ma in veste di giornalista
consultato da un collega; in material tanta delicate e quasi nuova, mi metto
anch’io in attesa di quanto l’autentico magistero della Chiesa, sentiti gli
esperti, vorra’ dichiarare. La mia risposta alla Sua domanda e’ pertanto
personale, a mio rischio e pericolo, direi interlocutoria.
La esprimo nei seguenti Quattro punti.
1. Condivido solo in parte l’entusiasmo
di chi plaude al progresso della scienza e della tecnica dopo la nascita della
bambina inglese. Il progresso e’ un gran bella cosa, ma non ogni progresso
giova all’ uomo. Le armi A B C (atomiche, batteriologiche e chimiche) sono
state un progresso, ma insieme, un disastro per l’umanita’. La possibilita’ di
avere figli in vitro , se non provoca disastri, pone almeno dei grossi rischi.
Esempio: La fecondita’ natural porta, a volte’, come frutto, figli malformati;
non ne portera’ di piu la fecondita’ artificiale? Se si, lo scienziato di
fronte ai nuovi problem non fara’ la figura dell’apprendista stregone”, che
scatena forze poderose senza poi poterle arginare e dominare? Altro esempio:
poste la fama di denaro e la spregiudicatezza morale d’oggi, non ci sara’
pericolo che sorga l’industria nuova della ‘fabbrica dei figli’, magari per chi
non puo’ o non vuole contrarre matrimonio valido? Se questo avvenisse, famiglia
e societa’ non sarebbero in gran regresso piu’
che in progresso?
2. La stampa, daa piu’ parti, invia
felicitazioni ai due coniugi inglesi ed auguri alla loro bambina. A imitazione
di Dio, che vuole e ama la vita degli uomini, faccio anch’io i piu’ cordiali
auguri alla bambina. Quanto ai suoi “genitori”, non ho alcun diritto di
condannarli: soggettivamente, se hanno operato con retta intenzione e in buona
fede, essi possono perfino avere gran merito davanti a Dio per quanto hanno
deciso e chiesto ai medici di eseguire.
3. Scendendo pero’ al fatto in se’ e
prescindendo dalla buona fede, il problema morale, che si pone e’: la
fecondazione extrauterina, in vitro o in provetta, e’ lecita? Pio XII parlando
di fecondazione artificial nel matrimonio, faceva – se ben ricordo – la
seguente distinzione. L’intervento del tecnico e del medico serve solo a
facilitare l’atto matrimoniale? Oppure
aiuta ad ottenere il figlio, continuando – in qualche modo – un atto
matrimoniale gia’ compiuto? Nessuna
difficolta’ morale’; l’intervento puo’ essere posto. L’artificio, invece
nonche’ aiutare o prolungare l’atto matrimoniale, addiritura lo esclude e
sostituisce? Non e’ lecito pore l’artificio, perche’ Dio ha legato la
trasmissione della vita umana alla sessualita’ coniugale. Cosi’, pressapoco,
Pio XII; io non trovo argomenti validi per scostarmi da questa norma,
dichiarando lecito il separare la trasmissione della vita dall’atto coniugale.
4. “Ma – ho letto su qualche giornale –
e’ ridicolo porre problemi morali a chi si avvale della magnifiche conquista della
scienza. E, poi, ci sono i diritti della libera coscienza individuale”. Bene,
ma la morale non si occupa delle conquiste della scienza; si occupa delle
azioni umane, mediante le quali le persone possono usare sia in bene che in
male delle conquiste scientifiche. Quanto alla coscienza individuale, siamo
d’accordo: essa va seguita sempre, sia che comandi sia che proibisca;
l’individuo deve, pero’, sforzarsi di avere una coscienza ben formata. La
coscienza, infatti, non ha il compito di creare la legge. Ha altri due due
compiti: di informarsi prima cosa cosa dica la legge di Dio: di giudicare poi
se c’e’ sintonia tra questa legge e una nostra determinate azione. In altre
parole: la coscienza deve comandare all’uomo,non deve ubbidire all’uomo.
"Dio è più nostra madre
che nostro padre." Cosa voleva insegnare all’umanità Sua Santità il Papa
attraverso questo sua importante dichiarazione?
Durante il suo breve pontificato,
il 10 settembre del 1978, Papa Giovanni Paolo I fece questa dichiarazione
innovativa. “Dio è padre, e più di questo una madre ” Quest’affermazione fu
accolta di sorpresa negli ambienti conservatori della Chiesa Cattolica e con
grande gioia tra i radicali e i progressisti, che la sensitività è più grande
nell’amore materno di Dio.
Papa Giovanni Paolo I parlava nel
contesto in modo chiaro che la sensitività nell’amore materno di Dio non
rappresentava la superiorità di un sesso sull’altro, ma semplicemente nel
cambio dell’enfasi per via della natura dell’amore materno.
Cosa avrebbe significato per la Chiesa
Cattolica un lungo pontificato di Giovanni Paolo I?
Un lungo pontificato? Perchè? Le
dico questo: Dio gli ha chiesto di ricordare all’umanità che dobbiamo essere
umili, cioè che dobbiamo cedere noi stessi per lui! Dopo dobbiamo praticare la
fede che significa che ci fidiamo in Dio, abbiamo speranza in lui e lo amiamo
come dobbiamo amare anche l’umanità. Ogni altra cosa viene giudicata come
parole vane.
Durante il mese del suo
pontificato, l’unica decisione presa dal Papa a riguardo dei viaggi era
negativa. Aveva deciso che non avrebbe viaggiato e perciò non sarebbe stato
presente alla conferenza dei vescovi dell’America Latina che si sarebbe tenuta
a Puebla in Messico nel 1979. Il suo pensiero era: “Che cosa posso dire a quei
vescovi nell’America Latina?”
Giovanni Paolo I poteva essere presente in molte meno celebrazioni di massa sia
a Piazza San Pietro così come in altri luoghi, e poteva essere molto meno
omnipresente nei media.
Aveva paura degli applausi e
quando la gente smetteva di applaudire voleva sempre sapere chi aveva cambiato
la loro vita.
Faceva enfasi sulla collegialità u
sulla collaborazione.
Amava dire: “Beato quel vescovo
che ha dei sacerdoti brillanti più li lui.” Credeva nel consenso. Questo però
non significa che non potesse mai affrontare la Curia Romana. Sapeva bene che
senza l’aiuto della Curia non avrebbe avuto una visione totale di come la Chiesa
dovesse essere governata. Si dovrebbe avere fiducia di questa organizazione
umana.
Il suo Pontificato sarebbe stato meno rumoroso e pertanto meno
storico.
Papa Luciani riposa nelle Grotte Vaticane dal 4 ottobre 1978
Si ricorda come Giovanni Paolo I
ha trascorso le sue ultime ore su questa terra?
Ha trascorso il pomeriggio come al
solito: leggendo, verificando i documenti e ricevendo un cardinale. Alle otto
meno un quarto della sera abbiamo pranzato ed è stato allora che ci disse: “Ho
un pò di dolore al petto ma sta diminuendo”.
Alle venti e quarantacinque
ha parlato al telefono con il Cardinale di Milano, l’Arcivescovo Colombo. Hanno
parlato della nomina del Patriarca di Venezia che doveva sostituirlo. Dopo, ci
siamo avviati verso la sua stanza da letto. Lì ci siamo augurati la buona notte
ed andammo nelle nostre stanze per dormire.......
Grazie
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